Justus von Liebig (1803-1873) è passato alla storia sia per la sua attività scientifica nel campo della chimica organica, sia per aver fondato l’omonima società per la produzione di estratto di carne reso famoso in tutto il mondo occidentale dalle “figurine Liebig”, ancora oggi esempio di pubblicità geniale. In campo agrario, lo scienziato tedesco è poi noto per aver enunciato la cosiddetta “legge del minimo”, ovvero che la crescita è controllata non dall’ammontare delle risorse naturali disponibili, ma dalla disponibilità di quella più scarsa. Ciò che è vero per le piante lo è, in genere, anche per molti aspetti della nostra vita, ivi compresi i sistemi complessi. Il concetto di complessità – e la dipendenza del successo dall’elemento più fragile – si applica anche alle filiere agroalimentari, che assommano su di sé numerosi obiettivi (sostenibilità, origine, salubrità, qualità, difesa della biodiversità), ognuno dei quali in grado di porre in crisi l’intero progetto. Volendo condensare il significato di filiera in un semplice enunciato, si potrebbe dire che la filiera è “la speranza di remunerazione di una promessa”.
L’IMPORTANZA DEI CONTROLLI PER DARE VALORE AL PRODOTTO
Affinché la promessa si avveri – sia per i produttori (che cercano una remunerazione maggiore di quella offerta da un mercato indistinto), che per i consumatori (che cercano un prodotto “migliore” di quello che considerano indistinto) – occorre il verificarsi di alcuni elementi oggettivi: il prezzo e i controlli.
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