Nel luogo dove il fiume Bisenzio riceve le acque del torrente Gricigliana, presso la località Cantagallo in provincia di Prato, sorgeva un vecchio molino, lì costruito perché da quel punto poteva ricevere abbondanza d’acqua e perché i suoi primi proprietari, i conti Alberti, già possedevano nelle vicinanze la loro fortificazione, Rocca Cerbaia. I conti Bardi, successori degli Alberti, tennero il molino fino al XVIII secolo, con annessa gualchiera: macchinario di legno, per la lavorazione della lana, azionato dalle acque del fiume. Nell’800 il molino passò, per contratto di affitto, a Carlo Biagioli, mentre i suoi figli ne acquistarono poi definitivamente la proprietà. Riadattato e ingrandito, il molino venne ristrutturato passando da due a cinque palmenti. La storia di questo molino è legata alla figura di Giuseppe Garibaldi, che in esso venne ospitato, grazie all’eroico appoggio del mugnaio Luigi Biagioli. Rammentare nel mese di settembre questo episodio è quanto mai significativo non solo – va da sé – a fronte della ricorrenza della presa di Porta Pia, ma anche per ribadire l’importanza strategica – e, in questo caso, anche simbolica – dei molini in un territorio come quello italiano.
NELL’AGOSTO 1849 GIUSEPPE GARIBALDI IN FUGA DALLA ROMAGNA VENNE OSPITATO A CERBAIA DAL MUGNAIO LUIGI BIAGIOLI
Lasciata Roma la sera del 2 luglio, dopo la caduta della Repubblica, con quasi 5 mila volontari desiderosi di continuare la lotta, Giuseppe Garibaldi iniziò un viaggio avventuroso attraverso l’Italia, inseguito da vari eserciti nemici. La durezza della marcia e l’ostilità delle popolazioni indussero molti dei volontari ad abbandonare. A San Marino i superstiti, ridotti a poco più di mille, vennero definitivamente accerchiati dalle truppe austriache. Garibaldi decise allora di sciogliere il corpo dei volontari e di raggiungere clandestinamente Venezia, ultima oasi di libertà. Tra i compagni di viaggio, oltre alla moglie Anita, in stato di gravidanza e ammalata, il barnabita Ugo Bassi, Angelo Brunetti detto Ciceruacchio e il fido Maggior Leggero (Luigi Cogliolo della Maddalena). Il 2 agosto iniziò così l’avventuroso e tragico viaggio conosciuto come la “Trafila Romagnola di Garibaldi”. Per tredici giorni il generale e i suoi vennero supportati dalla rete clandestina dei patrioti repubblicani della Romagna, dapprima nel tentativo di raggiungere la Serenissima, quindi di rompere l’accerchiamento nemico e salvarsi oltre gli Appennini.
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PhD, Coordinatore editoriale di Avenue media
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