“Quando affrontiamo il tema delle importazioni dobbiamo innanzitutto ricordare che la produzione italiana di frumento duro risulta strutturalmente deficitaria, in misura del 40%, rispetto alle esigenze quantitative, e talvolta qualitative, dell’industria molitoria nazionale, la quale deve, a sua volta, rispettare i rigidi capitolati predisposti dall’Industria pastaria per ottenere un prodotto, la pasta, fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano” afferma Vincenzo Martinelli, Presidente della Sezione Molini a frumento duro Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia in occasione dei Durum Days in programma il 16 maggio a Foggia.
Per comprendere meglio, il fabbisogno nazionale di frumento duro si attesta annualmente sui 6,5 milioni di tonnellate destinate per la maggior parte all’industria della pasta, mentre in Italia ne vengono prodotti circa 4 milioni, occorre quindi necessariamente importare mediamente 2,5 milioni di tonnellate. “È un elemento, questo, che non viene percepito” sottolinea Martinelli “sicché si tende a criminalizzare le importazioni quando in realtà risultano imprescindibili e non alternative alla produzione nazionale”.
“La produzione nazionale di frumento duro, peraltro, è da sempre totalmente assorbita dall’Industria molitoria italiana anche quando, come nell’ultima campagna, non risulta essere di buona qualità. Questo è reso possibile grazie alla straordinaria quanto riconosciuta capacità dei Mugnai italiani di selezionare e miscelare i migliori grani del mondo, per ottenere semole di assoluta qualità rispondenti alle esigenze dei pastai, a conferma di come l’origine della materia prima non ne determini necessariamente la qualità” ribadisce Martinelli.
“Come evidenziato in numerose altre occasioni, siamo al contempo favorevoli all’implementazione di strumenti volti a valorizzare il grano duro italiano, primo fra tutti, il ricorso ai contratti di filiera” prosegue Martinelli “La valorizzazione, attraverso tali contratti, della produzione nazionale consente di ridurre il differenziale negativo tra le quotazioni del grano nazionale e quello di importazione, riconoscendo agli agricoltori più virtuosi un prezzo altamente remunerativo in funzione degli sforzi messi in atto per incrementare la qualità della materia prima”.
© Copyright 2022 AVENUE MEDIA S.R.L. Tutti i diritti sono riservati. Privacy Policy Editoria