Gli eventi bellici in corso in Ucraina hanno messo in evidenza l’inderogabilità di una revisione dei piani e dei programmi di sviluppo e di investimento in tutti i settori, compreso quello alimentare, mirata a garantire maggiore stabilità nel medio e lungo periodo e ridurre drasticamente la dipendenza dall’estero. Per quanto riguarda il comparto cerealicolo, l’Italia è storicamente dipendente dalle importazioni di frumento in quanto la produzione nazionale, compresa quella a frumento duro, è stata ed è tuttora inferiore al fabbisogno interno, senza dimenticare che il nostro Paese è anche un importante esportatore di prodotti finiti.
UN PROGETTO DI RICERCA MIRATO ALLA CLASSIFICAZIONE QUALITATIVA DEL GRANO DURO
Come noto, attualmente la produzione nazionale di frumento duro copre circa il 60% della domanda dell’industria di trasformazione, assorbita quasi totalmente da quella pastaria, che richiede materie prime di elevata qualità, volumi importanti e omogenei, e prezzi competitivi. Per rispondere a tali esigenze bisogna intervenire su tutti gli anelli della filiera: dalla coltivazione alla genetica, dallo stoccaggio alla macinazione, alla ricerca e sviluppo, per garantire materie prime di alta qualità.
La qualità del frumento è definita anche in relazione alla sua destinazione d’uso, per questo si parla di qualità commerciale e di qualità tecnologica intesa, quest’ultima, come l’attitudine a fornire un prodotto alimentare in funzione delle tecnologie disponibili.
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Dottore in Scienze delle Preparazioni Alimentari già Tecnologo presso il Parco Scientifico e Tecnologico del Molise (PST)
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