Abituati e talvolta preoccupati delle allerte alimentari (e mangimistiche) che il sistema di allerta rapido degli alimenti, mangimi e materiali a contatto, RASFF, permette di conoscere, seppur parzialmente, ai cittadini e alle imprese, si attribuiscono a quel meccanismo di condivisione delle informazioni voluto dal legislatore unionale, diverse valenze.
Per l’azienda alimentare o mangimistica che è, suo malgrado, parte della procedura di allerta, la gestione dell’allerta è fonte di preoccupazione collaterale rispetto alla gestione della non conformità. Per le aziende non coinvolte, l’allerta pubblica è un interessante segnale per conoscere le criticità che si sono manifestate, con un occhio di attenzione al proprio settore. Costituisce dunque un mezzo per poter decidere di aggiornare i propri punti di controllo in un’ottica di qualità perseguita con attività previsiva, anche se non formalizzata nell’haccp. Ma talvolta, la stessa allerta, se mal trasmessa o mal gestita dai vari uffici pubblici coinvolti, comporta criticità che, nel miglior tempo possibile, debbono essere affrontate dall’azienda. Il fattore tempo è, come nella gestione della non conformità, essenziale in quanto, ad esempio un’informazione errata o gestita in maniera errata, può comportare effetti a catena nella filiera e naturalmente danni economici e reputazionali. È accaduto il caso di allerte che hanno coinvolto aziende estranee, o che hanno classificato l’alimento in maniera non corretta applicando a esso misure non pertinenti, o di erronea classificazione del rischio, insomma il numero delle procedure di allerta non conformi è più consistente di quello che potrebbe apparire.
Contenuto visibile solo agli utenti abbonati
Abbonati per visionare la rivista[/members_not_logged_in]
Avvocato esperto in diritto dell’alimentazione
© Copyright 2022 AVENUE MEDIA S.R.L. Tutti i diritti sono riservati. Privacy Policy Editoria