In tutte le buone relazioni che si rispettino, vi è l’incontrarsi, magari ogni giorno. E il pane, malgrado un’offerta sempre più ampia e che tende a coprire tutti i tipi di esigenza possibile, è un prodotto che richiama in maniera maggiore rispetto ad altre merceologie l’acquisto quotidiano, iscrivendosi più generalmente in quella sequenza che potremmo indicare come “compro e consumo”. Si tratta infatti di quel prodotto che ci porta di domenica mattina, a vedere il nostro vicino con un elegantissimo cappotto blu, e sotto, un altrettanto curato insieme pigiama/ciabatte, mentre si appresta ad acquistare una buona pagnotta calda da accompagnare con le uova del brunch. Proprio intendendolo come fil rouge nel rapporto tra consumatore e punto vendita/insegna – immagine su cui ci siamo permessi poc’anzi di ironizzare un po’- risulta insita l’importanza strategica del pane per la grande distribuzione organizzata. In quest’ottica, il reparto pane viene spesso indicato nella letteratura a lui dedicata, con termini tali: “strategico”, “d’attrazione”, “scenografico”, “fidelizzanti” ecc.
Un fil rouge di eccezione nel rapporto tra consumatore e punto vendita
Tale reparto ha vissuto in prima linea periodi di incertezza e decise modifiche delle abitudini delle persone, a iniziare dall’emergenza epidemiologica iniziata nel 2020, proprio in virtù di alcuni di quei tratti che ne caratterizzano la vendita. Tra questi possiamo richiamare la quotidianità, la freschezza o ancora le stesse modalità di vendita (in particolare rispetto al prodotto sfuso e al banco assistito). Gli anni successivi rilevano per il reparto analizzato delle variazioni positive in termini di performance di vendite a valore.
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