La canapa (Cannabis sativa subsp. sativa) è probabilmente la più antica pianta da fibra coltivata dall’uomo. Il periodo di massimo utilizzo di questa coltura in Europa, iniziò fra il XIV e il XV secolo e durò per oltre 500 anni. In Italia, era una coltura tradizionale, che, a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, imboccò una fase di lento declino culminato negli anni ’70, quando la coltura scomparve completamente dal territorio del nostro Paese anche per la concorrenza di altre fibre tessili naturali più economiche quali la juta o l’abaca e di fibre sintetiche poi (Bacci et al., 2007), nonché per limitare la diffusione di droghe illegali ricavate dai fiori (Farinon et al., 2020).
La farina di canapa e il pane
Recentemente, si è verificato un nuovo interesse per le piante da fibra in generale e per la canapa industriale (l’European Plant Variety Database ammette 89 varietà a contenuto di tetraidrocannabinolo <0,2%) per diversi motivi. Da un lato, la grande domanda di fibra, che è stata stimata raddoppierà entro il 2050 in seguito all’aumento della popolazione globale, dall’altro la crescente sensibilità per le problematiche ambientali, ovvero per l’impiego di colture, come la canapa, che richiedono input energetici in fase di coltivazione inferiori rispetto alle piante legnose e ad altre piante erbacee. Dalla pianta della canapa si ottengono diversi semilavorati utilizzati in molteplici ambiti industriali. Tra questi, il seme rappresenta un prodotto secondario che, per le sue interessanti caratteristiche nutrizionali, può essere impiegato sia in ambito alimentare sia animale (Farinon et al., 2020). Dalla pressatura del seme e dopo separazione dell’olio, si ottiene la farina del panello esausto di estrazione o più semplicemente la farina di canapa, che può essere impiegata come ingrediente strategico per il miglioramento del profilo nutrizionale degli alimenti (Farinon et al., 2020). La farina di canapa, infatti, oltre a conservare ancora parte dei lipidi (~9%) con un buon rapporto n-6/n-3, presenta un elevato contenuto proteico (~26%) e di fibra (~20%) e diversi composti fitochimici afferenti alla classe dei flavonoidi. Recentemente, nell’ottica dell’attuazione di strategie volte ad accelerare la transizione ecologica, l’interesse verso l’utilizzo di queste materie prime come ingredienti in alimenti a elevata frequenza di utilizzo, come il pane, e altri prodotti da forno, è cresciuto. L’obiettivo del lavoro qui presentato è stato dunque quello di studiare l’effetto della farina di panello di canapa sulle caratteristiche chimiche, chimico-fisiche e sensoriali di pane durante la conservazione. Il presente lavoro si inserisce all’interno del progetto “CATERPILLAR”, finanziato dalla regione Emilia-Romagna, il cui obiettivo è quello di valorizzare i prodotti secondari della filiera
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