La crisi pandemica, con conseguente chiusura forzata delle attività antropiche imposta dallo stato di emergenza, ha indubbiamente avviato un improrogabile processo di ripensamento del nostro modello di sviluppo. Già nel 2012 la Commissione europea ha modellato il concetto di bioeconomia sulla conversione di risorse biologiche rinnovabili in prodotti a valore aggiunto, tra cui anche prodotti bio-based. In Italia la strategia nazionale recentemente aggiornata ha poi avviato un piano per la circolarizzazione dei sistemi agroindustriali, allo scopo di evitare gli sprechi già a monte della filiera alimentare. In quest’ottica, il ramo dei biochemicals ha visto in questi anni una rapida crescita.
È quindi possibile proteggere dagli stress le colture agroalimentari più diffuse al mondo applicando un modello di economia circolare? I cereali sono tra le colture più coltivate a livello globale. Il segreto del loro successo si basa sulla capacità di adattamento a condizioni ambientali mutevoli e sull’elevato potenziale produttivo agricolo (Mesterházy et al., 2020). Eppure, a causa delle persistenti condizioni siccitose diffuse tra i maggiori Paesi produttori, le previsioni sulla produzione globale di cereali fotografano una situazione sostanzialmente calante per il 2021-2022, anche se l’offerta complessiva dovrebbe rimanere stabile (dati Fao).
SECONDO UN PROGETTO DEL CREA, LA DIFESA DI QUESTI CEREALI PASSA DAL RECUPERO DELLO SCARTO INDUSTRIALE DI PATATA E RUCOLA
In Italia la produzione di frumento tenero per la campagna 2020-2021 è stimata in circa 3 milioni di tonnellate a fronte di una superficie di poco inferiore ai 500 mila ettari, con Bologna e Ferrara tra le province con maggiore superficie e produzione (dati Istat, 2021). La produzione di frumento tenero è diffusa in tutto il territorio nazionale, con una concentrazione più alta nelle regioni dell’Italia settentrionale. Quelle maggiormente vocate alla coltura del frumento tenero sono: Emilia Romagna (con quasi 150 mila ettari e 11 milioni di tonnellate di produzione), Veneto (circa 95 mila ettari e quasi 7 milioni di tonnellate), Piemonte (oltre 77 mila ettari e 4 milioni di tonnellate) e Lombardia (circa 56 mila ettari e oltre 3 milioni di tonnellate). Nonostante la campagna 2020-2021 abbia registrato il minimo storico delle superfici investite, si è rilevato un aumento della produzione di circa il 4% rispetto alla campagna precedente. L’aumento dei prezzi del grano, la minore disponibilità di frumento tenero da parte dei tradizionali Paesi produttori, anche a causa dei cambiamenti climatici in atto, e una produzione nazionale che copre appena il 35-40% del fabbisogno, creano oggi un deficit strutturale a cui è necessario prestare attenzione.
continua…
Leggi la rivista completa[members_not_logged_in]Abbonati per visionare la rivista[/members_not_logged_in]
© Riproduzione riservata
Ricercatore CREA - Centro di Ricerca di Cerealicoltura e Colture Industriali
© Copyright 2022 AVENUE MEDIA S.R.L. Tutti i diritti sono riservati. Note legali | Credits | Privacy Policy Editoria | Cookie Policy | Preferenze cookie