Poiché è trascorso del tempo dal periodo di pubblicazione di un mio articolo dal titolo “Considerazioni sulla qualità del frumento” (“Molini d’Italia”, maggio 2022), nel presente documento riporto alcuni aggiornamenti in merito. Storicamente la produzione nazionale di frumento duro (pari a circa 4 milioni di tonnellate) copre circa il 60% del fabbisogno interno, il rimanente 40% (circa 2,6 milioni di tonnellate) è costituito da materie prime di importazione. Tuttavia, i dati di novembre 2023 indicano numeri in aumento per l’importazione, per cui sono stati già importati circa 2,9 milioni di tonnellate. Come noto, il frumento duro è destinato prevalentemente all’industria di trasformazione della pasta che richiede determinati standard qualitativi e per rispondere a tali esigenze occorre intervenire in tutte le fasi della filiera tra cui quella dello stoccaggio. L’articolo precedente di maggio 2022 evidenziava, tra l’altro, l’importanza di una classificazione merceologica del frumento duro secondo classi di qualità (ossia secondo un grading) e lo stoccaggio differenziato dello stesso in base a tale grading. L’articolo faceva riferimento a un progetto di ricerca svolto presso il Parco Scientifico e Tecnologico del Molise (PST) prima del 2003 ed è ancora attuale in quanto allo stato attuale non esiste a livello nazionale un sistema pienamente operativo con determinate caratteristiche. Il progetto aveva anche lo scopo di fornire uno strumento tecnico utile per la riorganizzazione del comparto cerealicolo molisano e nazionale. Il programma era stato elaborato sulla base dei dati del monitoraggio qualitativo regionale del frumento duro condotto dal PST e di quelli nazionali.
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Dottore in Scienze delle Preparazioni Alimentari già Tecnologo presso il Parco Scientifico e Tecnologico del Molise (PST)
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