L’indice di agosto del clima di fiducia dei consumatori si è assestato a quota 106,5, dopo quota 106,7 di luglio. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese presenta invece ben più di una erosione, con un calo di oltre due punti, ponendosi, dopo quota 108,9 registrata a luglio, a quota 106,8: la peggiore dal novembre scorso. Nella manifattura, in particolare, peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sul livello della produzione, mentre le scorte rimangono sostanzialmente stabili. In realtà, il traguardo del +1,0% di Pil a fine anno, sbandierato fino a qualche tempo fa, non sarà raggiunto. Ne fanno fede il cedimento dello stesso del -0,4% del secondo trimestre rispetto al primo e l’aumento tendenziale di appena il +0,4% del Pil del secondo trimestre rispetto allo stesso trimestre 2022.
Il mercato interno
L’appannamento della ricchezza prodotta dal Paese d’altronde è inevitabile, con un mercato interno, soprattutto alimentare, in crisi strutturale. I dati Istat di contabilità nazionale sui consumi alimentari e quelli delle vendite al dettaglio del settore convergono sulla compattezza di una crisi che si è affacciata prepotentemente nel 2022 e non presenta spiragli di luce. I dati 2022 di contabilità nazionale indicano un calo in valuta costante dei consumi alimentari domestici del -3,7% sull’anno precedente, cui si affianca un -4,2% delle vendite alimentari destagionalizzate in volume. Mentre le stime sui consuntivi 2023 indicano un taglio tendenziale attorno al -4,5%, sia dei consumi alimentari domestici in valuta costante sia delle vendite alimentari in volume. Comunque, al di là del possibile, ulteriore appesantimento 2023 della discesa in quantità dei consumi alimentari domestici, ne esce, decimale più decimale meno, una stabilizzazione del declino avviato l’anno scorso. Eppure qualche galleggiante esterno non manca. Pensiamo al tono ritrovato appieno dal “fuori casa” e all’accelerazione specifica dei consumi alimentari innescata dalla forte spinta del turismo estero. Ma essi non sono sufficienti a frenare l’erosione dei livelli produttivi. Non potrebbe essere altrimenti, d’altronde, con la svolta epocale recata, nel 2022 e nel 2023, da due cali consecutivi sull’ordine del -4% dei consumi alimentari domestici “reali”.
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Responsabile Ufficio Studi, Mercato e Ufficio Stampa di Federalimentare
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