L’acqua e le crisi idriche stanno diventando uno dei principali fattori di rischio del pianeta, secondo quanto riportato dal “Global Risk Report 2020” (Insight Report 15th edition, 2020). Una delle ragioni che supportano questo allarme è da ricercare nell’accelerazione del cambiamento climatico evidenziato dal WMO (World Meteorological Organization; Schwartz J., N. Popovich, 2019), che rileva come gli ultimi sette anni siano stati i più caldi di sempre e hanno generato lunghi periodi di siccità e incendi in molte parti del mondo. In tale contesto, è in atto una forte competizione per le risorse idriche tra i diversi settori produttivi che in futuro non potranno più considerare l’acqua una commodity infinita e di facile accesso.
UN’INNOVATIVA TECNOLOGIA UTILIZZA ACQUA MARINA PER USO ALIMENTARE NEL PROCESSO DI PANIFICAZIONE
Per quanto riguarda l’Italia, gli effetti della siccità degli ultimi anni stanno già influenzando marcatamente alcune filiere agricole e agroindustriali del meridione (si pensi al pomodoro da industria), ormai non più gestibili secondo gli attuali standard produttivi e che, pertanto, devono essere profondamente rivisti per permetterne la sopravvivenza (Rinaldi et al., 2017). Per questa ragione diversi settori dell’agroalimentare italiano, soprattutto nel Sud Italia, iniziano a guardare con interesse al possibile utilizzo di risorse idriche alternative, come quella marina, per i loro processi produttivi.
L’acqua, oltre a essere utilizzata nei processi industriali e agricoli, viene consumata nel mondo soprattutto per bere e mangiare. Ogni persona beve tra 2 e 4 litri di acqua al giorno e consuma tra i 2.000 e 5.000 litri di acqua l’anno per mangiare, a seconda del tipo di dieta. Per tale motivo è stato introdotto il concetto di impronta idrica di un alimento (Hoekstra et al.,2007), cioè la cosiddetta “acqua virtuale”, definita come la quantità di risorsa idrica naturale che viene sottratta all’ambiente e al suo naturale ciclo geologico per produrre un alimento. L’impronta idrica per la produzione di tutti gli alimenti a livello mondiale è in media pari 1.243 m3 per persona all’anno, corrispondente a 3.40 m3 per persona al giorno, con grandi differenze tra i diversi Paesi in base ai loro modelli di consumo alimentare. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno un’impronta idrica di 7.67 m3 per persona al giorno a causa dell’elevato consumo di carne bovina, la cui lavorazione richiede molta acqua (circa 15.500 litri di acqua per produrre 1 kg di carne bovina), mentre la Cina, che basa la sua dieta su carne di maiale e riso, è per ora ferma a 2.93 m3.
L’impronta idrica italiana risulta molto alta a causa dell’elevato consumo di prodotti a base di cereali come pasta e pane (che richiedono rispettivamente 1.693 e 1.300 litri di “acqua virtuale” per 1 kg di prodotto) e di pizza, portando il valore finale a 6.4 m3 al giorno, molto vicina al valore di quella americana (Antonelli e Greco, 2013).
…continua
[members_logged_in]Contenuto visibile solo agli utenti abbonati
Leggi la rivista completa[/members_logged_in][members_not_logged_in]Abbonati per visionare la rivista[/members_not_logged_in]
© Riproduzione riservata
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Centro di Ricerca di Portici (Na)
© Copyright 2022 AVENUE MEDIA S.R.L. Tutti i diritti sono riservati. Privacy Policy Editoria